ROMA

Lo stadio della Roma e il collegamento scomparso

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Articolo di Roberto Della Seta e Edoardo Zanchini sul Corriere della Sera –

Abbiamo fatto un bel sogno. Nasceva nella capitale un nuovo stadio tutto della Roma: un impianto moderno, sicuro, energeticamente efficiente, con spazi commerciali collegati. Uno stadio come ce l’hanno i grandi club calcistici europei, interamente pagato dai privati che in cambio di questo buon affare finanziavano le necessarie opere di urbanizzazione a cominciare dalla più importante di tutte: il collegamento con la stazione ferroviaria di Muratella per consentire ai tifosi (noi tra questi), agli sportivi, ai visitatori occasionali e a quelli stabili di raggiungere con i mezzi pubblici su ferro, i più rapidi e i meno inquinanti, questa sorta di “cittadella” romanista.

Nel sogno questo era il progetto presentato dalla Roma al Sindaco e alla stampa, con la garanzia per i romani che in questo caso, come troppo raramente in passato, l’operazione immobiliare sarebbe stata a tutto vantaggio della città: niente cemento in più rispetto alle previsioni del piano regolatore, ma invece un esempio virtuoso di collaborazione reciprocamente conveniente tra interesse pubblico e legittimo business. Read More…

Il nuovo stadio della Roma sia pienamente sostenibile dal punto di vista ambientale

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“Il nuovo avveniristico progetto dello stadio per la nostra Roma ci mette,nella condizione particolare di rigorosi ambientalisti e di ferventi romanisti,di dovere auspicare una sostenibilità totale del progetto per quanto riguarda i materiali utilizzati, l’efficienza energetica dell’impianto, la possibilità di accedervi utilizzando il trasporto su ferro e infine  la necessità di verificare scrupolosamente la compatibilità urbanistica ed ambientale della location. Modernità significa soprattutto  una ‘visione Green’  del progetto : ci auguriamo sia rigorosa,sia da ambientalisti che da romanisti”.

Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia Roberto Della Seta e Fabio Granata.

Contro Marino l’assalto dei poteri abusivi spodestati

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Articolo su Huffington Post –

Attorno al decreto “salva-Roma”, alla sua decadenza, agli attacchi concentrici contro il sindaco Marino da parte di avversari, presunti alleati e altri interessi vari si sta consumando una mistificazione davvero smisurata.

Cosa davvero si rimprovera all’amministrazione Marino, che governa la capitale da poco più di sei mesi?

Non certo il buco di bilancio, graziosa eredità di Alemanno che per due anni ha continuato a spendere centinaia di milioni che in base ad un decreto del governo Monti del 2011 non arrivavano più. No, Marino è sotto attacco per tutt’altro, e proprio la vicenda del decreto “salva-Roma” lo dimostra. Il provvedimento non è caduto per l’opposizione, scontata e fisiologica, di Cinquestelle e Lega, ma a causa del “fuoco amico“. E’ stato tenuto fermo per settimane in Senato perché una parte della maggioranza pretendeva, per approvarlo, che vi fosse inserito l’obbligo per il Comune di Roma di dismettere le partecipazioni nelle aziende ex-municipalizzate, a cominciare da Acea. Pretesa non proprio innocente, visto che ad avvantaggiarsi della vendita delle quote di Acea oggi in mano comunale sarebbero i soci privati, primo fra tutti quel Caltagirone (15% delle azioni) che a Roma spadroneggia un po’ dappertutto: costruzioni, Acea, giornali… Marino ha rifiutato questa ipotesi, e ha fatto benissimo per la banale ragione che Acea si occupa, oltre che di elettricità (piuttosto male con il suo attuale management privato), anche di acqua, e privatizzare la gestione delle risorse idriche vorrebbe dire rinnegare il risultato dei referendum del 2011 in base al quale la gestione dell’acqua dev’essere pubblica.  Read More…

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