Appello ecologista: la corruzione nelle grandi opere si sconfigge rovesciando regole scelte
Matteo Richetti in un intervento ospitato nei giorni scorsi su Huffington Post spiega che le opere pubbliche sono importanti per l’Italia, che sarebbe folle rinunciare a realizzarle per il rischio-corruzione, che si deve utilizzare l’occasione dell’inchiesta della Procura di Firenze per mettere ordine e pulizia nella “governance” delle grandi opere.
Tutto giustissimo, impossibile dissentire. Ma Richetti dimentica, o forse ignora, un aspetto essenziale: l’intreccio endemico tra decisione pubblica e interessi corruttivi che ha inquinato in modo così profondo il settore delle grandi opere pubbliche, non è separabile dal merito di molte scelte compiute in questo campo. Insomma: troppo spesso le ragioni per cui lo Stato ha deciso di realizzare una o l’altra grande infrastruttura, avevano pochissimo a che fare con l’utilità pubblica e moltissimo con la possibilità di lautissime commesse per i corruttori e di larghe prebende per i corrotti. Dal Mose alle strade dell’Expo, per restare ai casi più recenti, gli esempi di questo circolo vizioso abbondano. Read More…