Governo Letta

Malgrado Alfano, alle Europee la lista “Green Italia Verdi Europei” ci sarà

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Articolo su Huffington Post

Malgrado Alfano, malgrado il suo brutto vizio ricorrente di ignorare da ministro le leggi della Repubblica, la lista “Green Italia Verdi Europei” – che abbiamo promosso insieme a tanti altri ecologisti italiani – parteciperà alla elezioni europee del 25 maggio.

Perché malgrado Alfano? Perché Angelino c’è cascato di nuovo. Ministro dell’Interno negli ultimi due governi – Letta e Renzi -, in entrambe le occasioni ha mostrato di avere un rapporto difficile con le leggi.

La prima volta successe a maggio dell’anno scorso quando scoppiò il caso di Alma e Aula Shalabayeva, moglie e figlia di un esule kazako nemico del dittatore Nazarbayev, rifugiatesi in Italia e consegnate dalla polizia italiana – in violazione di tutte le norme italiane ed europee sul diritto di asilo – a emissari dello stesso Nazarbayev. Angelino disse che non sapeva, Letta lo difese e lui rimase al suo posto.

Replica pochi mesi dopo all’indomani della tragedia di Lampedusa che nell’ottobre scorso vide il naufragio di un barcone pieno zeppo di migranti e la morte di centinaia di persone: invece di sostenere con mezzi uomini, come dettato dal diritto umanitario e dalla decenza, lo straordinario sforzo di accoglienza guidato dal sindaco dell’isola Giusi Nicolini per dare ospitalità e conforto ai sopravvissuti e ai familiari delle vittime, Alfano organizzò ad Agrigento, a pochi metri dalla sua villa, i finti funerali dei morti di Lampedusa: macabro spot propagandistico reso ancora più intollerabile dalla presenza dell’ambasciatore eritreo in Italia, rappresentante del regime da cui fuggiva la grande maggioranza dei migranti affogati. Read More…

Cinquestelle impresentabili, ma il decreto Bankitalia è una mezza “porcata”

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Articolo di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante su Huffington Post – 

Neppure in politica il fine giustifica i mezzi. Tanto meno li giustifica quando il fine è un pretesto e i mezzi sono il cuore di una scelta, di una strategia deliberate.

Per questo la bagarre scatenata alla Camera dai Cinquestelle – sebbene, come hanno ricordato diversi commentatori, non proprio un inedito nella storia del Parlamento repubblicano – deve indignare. Fanno schifo i deliri sessisti dal deputato De Rosa al blog di Grillo, fanno schifo gli slogan fascistoidi e l’armamentario da basso populismo messi in mostra da parecchi “portavoce” Cinquestelle, palesemente inadeguati – anche loro, come molti dei loro bersagli – al ruolo che gli è capitato di occupare nelle istituzioni.

Ma se i “grillini” hanno allestito una farsa impresentabile, questo non basta a riabilitare l’oggetto, sia pure strumentale, della loro sceneggiata: il decreto Imu-Bankitalia nella parte che riguarda la nuova governance della nostra banca centrale.

Per la forma utilizzata – la decretazione d’urgenza – e per molti suoi contenuti, questa presunta riforma è in effetti una gran “porcata”.

Come ha scritto il professor Angelo Baglioni su lavoce.info, è quanto mai discutibile che la scelta quasi epocale di trasformare la Banca d’Italia, oggi posseduta dalle banche, in una “public company” sia stata fatta per decreto, senza il minimo dibattito pubblico e cestinando una legge del 2005, mai attuata, che prevedeva il trasferimento allo Stato della proprietà dell’Istituto. Detto che in quasi tutte le banche centrali dei paesi europei il capitale è a larga maggioranza in mano pubblica, comunque non si vede dove sia in questo caso l’urgenza, criterio irrinunciabile per ogni decreto, dopo 80 anni dalla nascita di Bankitalia e dopo 8 di mancata applicazione della legge che ne prescriveva la pubblicizzazione. Da notare tra l’altro che persino la Bce ha avuto da ridire: è stata consultata solo all’ultimo, e nel suo parere sul decreto – richiesto 3 giorni prima che il testo venisse approvato dal Consiglio dei Ministri – ha richiamato esplicitamente il Governo italiano al rispetto della procedura di consultazione prevista dai Trattati europei.

Insomma. Nessun dubbio che il modello attuale di governance della Banca d’Italia – con i vigilati, cioè le banche, che sono anche i proprietari – vada superato. Ma la modalità scelta per attuare un così rilevante cambiamento, e la direzione che si è scelta – “public company” invece che pubblicizzazione – lasciano il campo a legittime obiezioni. Read More…

Alluvione sarda: le lacrime di coccodrillo e le larghe intese

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Articolo su Huffington Post

L’alluvione in Sardegna, più esattamente le sue tragiche conseguenze, hanno tanto a che fare con le larghe intese. Non dite “che c’entra?”, perché c’entra eccome. Le larghe, larghissime intese contro il territorio sono quelle della politica di destra e di sinistra e anche di buona parte della stampa: di tutti coloro, insomma, che oggi versano lacrime di coccodrillo per i morti di Olbia, di Arzachena, di Torpé, di Uras, che fino a ieri tagliavano i fondi per prevenire o limitare i danni di queste emergenze, che da domani, temiamo, ricominceranno a ignorare (i media, tranne rare mosche bianche da Giovanni Valentini a Gian Antonio Stella a Ferruccio Sansa) o a favorire (la politica bipartisan) il totale dissesto del suolo italiano aspettando la prossima “Sardegna”.

Questo film già visto infinite volte è così sempre uguale a se stesso da far suonare rituali, quasi accademiche anche le parole di chi – qualche politica e giornalista “atipico”, geologi e meteorologi, noi ecologisti – non ha mai smesso di denunciare l’Italia colabrodo.

Malgrado tutto però noi insistiamo, cominciando da alcuni numeri. E’ vero: in poche ore sull’Ogliastra e sul Nuorese è caduta tanta pioggia quanta in genere ne arriva in un anno: più o meno 400 millimetri. Ma non è la prima volta che succede. Come ha ricordato il meteorologo Luca Mercalli, soltanto negli ultimi dieci anni è capitato in altre due occasioni, 2008 e 2004; andò ancora peggio nell’ottobre 1951: in 4 giorni caddero sull’Ogliastra 1400 millimetri d’acqua.

Dunque il nubifragio di lunedì è stato sì un fenomeno eccezionale, probabilmente inasprito dai cambiamenti climatici globali che stanno investendo il Mediterraneo. Ma non è stato un fenomeno inedito.
Che si può fare per minimizzare i danni di eventi come questo? Si può, si deve rendere più efficace il “pronto soccorso” della protezione civile, che oggi funziona bene nel suo snodo centrale di allertamento e coordinamento ma troppo spesso perde rapidità ed efficienza quanto più ci si allontana da Roma e ci si avvicina ai luoghi fisici, concreti dove c’è da gestire un’emergenza improvvisa e grave. Read More…

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