Orfini e De Vincenti, gli anelli mancanti dell’evoluzione dem
Articolo sul Fatto Quotidiano –
Spesso si sente dire a sinistra: com’è stata possibile in così breve tempo una così radicale “mutazione genetica” del Pd, finito – quasi senza colpo ferire – sotto il controllo esclusivo di Matteo Renzi? La risposta non può essere soltanto nel leggendario istinto trasformista delle élite politiche italiane, che pure ha contato parecchio (con casi persino comici: come Migliore, trasformatosi in sei mesi da capogruppo di Sel alla Camera in ultrà renziano relatore dell”Italicum”). In realtà, a guardarla bene la discontinuità tra la vecchia sinistra di derivazione Pci, simboleggiata meglio di tutti da D’Alema, e il “Pdr”, il “Partito di Renzi” , è assai meno profonda di quanto appaia a prima vista. Per capirlo basta fermarsi su un paio di figure “cerniera” di questo processo, quasi degli “anelli mancanti” nella catena di passaggi e trasformazioni che hanno condotto dal dalemismo al renzismo. Il primo “anello mancante” è Matteo Orfini, da circa un anno presidente del Pd. Read More…