Ecologista e fondatore di Green Italia.

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Il Governo resuscita il condono Craxi

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“A volte ritornano, anche a distanza di 29 anni. E’ il caso del condono edilizio varato in un altro secolo e in un’altra epoca dall’allora presidente del consiglio Bettino Craxi, che il governo Letta resuscita con una norma inserita nel Decreto Imu per consentire ai privati che acquistano immobili dallo Stato di sanare eventuali abusi edilizi più o meno rilevanti”.  quello varato dall’esecutivo Craxi, il capofila di una delle leggi più scellerate e nefaste per il territorio e il paesaggio del nostro Paese”.

Lo dichiara Roberto Della Seta di Green Italia, in merito alla norma, relativa all’acquisizione da parte di privati di edifici pubblici da alienare,  inserita nel provvedimento sull’Imu e sul nuovo assetto proprietario della Banca d’Italia in discussione in queste ore al Senato.
“Correva l’anno 1985 e il condono doveva essere un provvedimento una tantum, poi sappiamo come è andata: quella prima sanatoria  dette il via a un’ondata immensa di nuovo cemento illegale e aprì la strada a due altri condoni generalizzati, entrambi a firma Berlusconi. La norma prevista dal governo Letta lancia un segnale assolutamente negativo, dando l’idea che chi a costruito illegalmente può sempre contare su qualche condono. Ed è bene ricordare che a giovarsi per prime della piaga dell’abusivismo edilizio sono da sempre le organizzazioni criminali, che sul cemento illegale hanno costruito enormi fortune”.

Sulle spiagge un condono degno di Berlusconi

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“Il condono sulle concessioni balneari inserito nella Legge di stabilità è una privatizzazione di fatto delle spiagge, bene demaniale e dunque bene di tutti: pagando un terzo delle somme già molto basse dovute per l’occupazione e per l’uso ‘privati” di milioni di metri quadrati di arenili, i ‘furbetti delle spiagge’ si saranno garantiti, per l’appunto, anni di un utilizzo privato di un bene comune”. E’ quanto afferma Roberto Della Seta di “Green Italia”, il nuovo movimento politico ecologista.

“In base all’emendamento proposto dai relatori alla Camera – continua Della Seta – viene cancellato in un colpo il principio introdotto dal Governo Prodi nel 2006, per il quale i canoni di concessione andavano maggiorati per le località a più alta valenza turistica e per le superfici stabilmente occupate da strutture come docce, cabine, piscine, servizi commerciali. In moltissimi non hanno pagato, oggi la sanatoria sottrarrebbe definitivamente allo Stato oltre un miliardo di euro: davvero una scelta scandalosa, del tutto degna della stagione dei condoni fiscali ed edilizi dei governi Berlusconi. Una scelta, bisogna aggiungere, tanto più inaccettabile visto che proprio il settore dell’industria balneare presenta un tasso altissimo di evasione fiscale, oltre il 50% secondo l’Agenzia del Demanio: in questo modo, i ‘furbetti’ se la caveranno a buon mercato e gli imprenditori balneari onesti verranno danneggiati da una concorrenza dolosamente sleale”.

Al posto della svendita delle spiagge, il mega condono

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“Sulle spiagge, il governo cambia strada: non c’è più la vendita delle superfici occupate dagli stabilimenti balneari, ma in compenso in un emendamento dei relatori concordato col governo si prevede un mega condono per tutti i titolari di concessioni che non hanno pagato in tutto o in parte le somme dovute allo stato. È una scelta due volte sbagliata: perché procura un danno all’erario e dunque a tutti i contribuenti,  e perché manda l’ennesimo segnale di perdono verso gli evasori”.

Lo dichiara Roberto Della Seta, esponente di Green Italia.

“Non è riuscito il colpo di mano con la svendita delle spiagge, ma – continua Della Seta –  si profila un regalo vergognoso a vantaggio di pochi: pagando solo il 30% di quanto dovuto il titolare di concessione in debito con lo Stato sanerebbe totalmente la sua posizione. E’ il caso di ricordare che negli ultimi anni lo Stato ha incassato circa 90 milioni di euro all’anno dalle concessioni balneari, e che i canoni per le aree scoperte ammontano a 1,27 euro centesimo metro/q all’anno e per quelle dove insistono attività 2,12 euro metro/q all’anno, ovvero uno stabilimento balneare di 2000 metri quadri è tenuto a pagare all’incirca 3400 euro all’anno”.

“Infine – conclude Della Seta –   va sottolineato che questo condono balneare è uno schiaffo a tutte le imprese oneste che hanno pagato quanto dovuto e che si trovano costrette a subire la concorrenza sleale di chi invece ha evaso”.

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