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Sblocca-Italia o la solita “minestra”? Il bivio di Renzi

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Articolo con  Francesco Ferrante  su Huffington Post –

“Sblocca-Italia”: così Renzi ha chiamato il decreto che il suo governo sta per varare. Nome azzeccato, di sicuro: c’è un immenso e urgentissimo bisogno di “sbloccare” l’Italia, di utilizzare al meglio le (limitate) risorse pubbliche a disposizione per aprire cantieri, creare lavoro, spingere la ripresa. E però, a costo di attirarci l’accusa di “gufi” e “rosiconi”, azzardiamo a porre qualche questione di merito. Oltre al “come” sbloccare (benvenute semplificazioni), è importante anche il “cosa”. Per esempio: nelle nostre città sarebbe utilissimo stimolare la “riqualificazione”, la rigenerazione urbana, reinventare qualcuno dei tanti spazi oggi dismessi e malmessi, potenziare e rendere più efficienti i trasporti pubblici, mentre sarebbe un errore e un danno introdurre forme generalizzate di “silenzio/assenso” per chiunque voglia costruire (questa sembra l’intenzione del governo a leggere le bozze in circolazione del decreto). Come ormai sostengono gli stessi costruttori riuniti nell’Ance, l’edilizia italiana per non deperire deve un po’ cambiare mestiere: non più consumo di suolo, sempre meno nuove costruzioni, sempre più rinnovamento del patrimonio abitativo esistente che per buona parte è di pessima qualità architettonica, statica, energetica.

La via insomma è quella di consolidare ed estendere il credito d’imposta per chi ristruttura la propria casa migliorandone l’efficienza energetica o la resistenza antisismica, misura che in questi anni ha svolto una formidabile funzione anticiclica e ha consentito di risparmiare sui consumi energetici e di ridurre l’inquinamento urbano. È troppo chiedere al ministro Lupi e allo stesso Renzi di puntare su questo e di rinunciare a all’idea di “deregualation” urbanistiche generalizzate che non porterebbero alcuno sviluppo e perpetuerebbero la lunga e infausta stagione italiana della cementificazione, dell’abusivismo e dei condoni? Read More…

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