Articolo con Francesco Ferrante sul Corriere della Sera
Lo scontro tra Partito democratico e Cinquestelle sui rifiuti a Roma ha un fondo di cialtroneria «bipartisan». Da una parte c’è il Pd, la cui classe dirigente capitolina è erede di quella che ha lasciato marcire per decenni, non solo metaforicamente ma letteralmente nella più grande discarica d’Europa, il problema della spazzatura. Affidando nelle mani di un unico monopolista, Cerroni, la gestione del ciclo dei rifiuti, in un miscuglio quantomeno opaco tra affari e politica; evitando d’impegnarsi per una seria riorganizzazione e «bonifica» dell’Ama, e anzi collaborando attivamente (prima che a perfezionare l’opera arrivasse Alemanno) a farne un monumento al clientelismo e all’inefficienza; non spingendo sulla raccolta differenziata porta a porta, lasciando priva la città di quella minima dotazione di impianti innovativi: cioè soprattutto di impianti per il trattamento anaerobico dei rifiuti organici, che non inquinano.
La decisione sacrosanta presa nel 2013 da Marino di chiudere la discarica di Malagrotta ha reso tanto più urgente sciogliere questi nodi, ma da allora nulla di concreto è stato fatto: così oggi i rifiuti nella migliore delle ipotesi viaggiano per chilometri per essere smaltiti fuori dal Lazio, con costi rilevanti. Quanto al M5S che governa Roma da quasi un anno senza avere fatto crescere di uno zero virgola la percentuale di differenziata, prima ha messo ad occuparsi di rifiuti un’assessora – Paola Muraro – totalmente inadeguata, ora continua a non dire con parole di verità e di trasparenza dove andrebbero realizzati gli impianti necessari a riciclare i rifiuti prodotti dai romani e anzi cavalcano un’insensata opposizione alla produzione di biometano. L’attuale assessora Montanari fa bene a lanciare l’obiettivo ravvicinato del 70% di differenziata, fa male a lasciare in sospeso il punto decisivo del «che fare» sia con i rifiuti differenziati sia con la frazione residua indifferenziata. Su questo la Giunta Raggi non dà risposte, teme di perdere consenso locale lì dove decidesse di realizzare compostatori e impianti per la produzione di biometano e per questo ha già fatto saltare il progetto Ama di realizzare i primi «ecodistretti»: eppure le scelte di localizzazione toccano a lei e soltanto a lei.
Nel caso dei Cinquestelle, questa «vigliaccheria» è irritante: da sempre si dicono paladini dei rifiuti zero, ma per azzerare davvero i rifiuti servono impianti oppure “rifiuti zero” diventa uno slogan vuoto che vuol dire, di fatto, centinaia di Tir che tutti i giorni scorrazzano per l’Italia. Purtroppo, nessuno dei due attori di questa commedia sembra intenzionato a cambiare copione. Non i Cinquestelle, tuttora troppo concentrati a prendersela con chi li ha preceduti, e tanto meno il Pd, che con la sceneggiata dei volontari con le ramazze annunciata da Renzi sta scadendo dalla commedia nella farsa. Certo se questo sarà nei prossimi mesi il livello generale del confronto tra i due partiti, c’è di che spaventarsi.