Articolo di Roberto Della Seta e Francesco Ferrante su Huffington Post –
Se qualcuno aveva dubbi sul carattere esclusivamente formale o anche sostanziale della “impresentabilità” di Vincenzo De Luca, il suo primo atto di governo – fortunatamente solo annunciato – aiuta a dissiparli. Il sindaco decaduto di Salerno e presidente “decadendo” della Regione Campania ha detto in un’illuminante intervista al “Mattino” che procederà immediatamente a condonare gli 80 mila immobili abusivi presenti nella sua regione.
A parte l’aberrazione giuridica di tali dichiarazioni – solo una legge nazionale può introdurre nuove sanatorie -, esse dimostrano chi è veramente De Luca: un notabile espressione della peggiore politica meridionale degli ultimi decenni, un perfetto rappresentante di quelle larghe intese campane che da tempo stanno cercando di condonare le migliaia di abusi edilizi non sanabili in base alle leggi vigenti, e così di perpetuare la condizione di endemica illegalità urbanistica, di distruzione territoriale costata alla Campania non solo danni incalcolabili all’ambiente ma una condizione generale di dissesto del suolo che da Sarno a Ischia ha provocato centinaia di morti e feriti.
Per De Luca e per i suoi “simili”, tre sanatorie generalizzate in meno di trent’anni (1985, 1994 e 2003) non sono bastate, non hanno distrutto sufficiente territorio e aggravato a dovere l’insicurezza abitativa che vede centinaia di migliaia di cittadini, moltissimi campani, vivere in case costruite illegalmente e perciò spesso costruite in zone dove abitare è pericoloso. Si può fare di più e di peggio: questa la loro battaglia che ora ha trovato in De Luca un nuovo campione.
A questo punto vi è un’ottima ragione in più per augurarsi che De Luca sia sospeso il prima possibile, e che con altrettanta urgenza la Corte Costituzionale dichiari illegittimo anche il recente condono mascherato varato dal suo degno predecessore Caldoro con una legge regionale. Ma questa prima esternazione pubblica di De Luca da presidente neo-eletto della Campania pone un tema molto più generale e ancora più preoccupante. Il centrosinistra italiano si era sempre opposto ad ogni proposta, iniziativa che abbassasse la guardia nella lotta all’abusivismo edilizio, piaga tutta italiana che in particolare nel Mezzogiorno ha provocato ferite inguaribili all’ambiente e al paesaggio. Secondo le stime di Legambiente, oltre il 20% di tutte le case costruite nel Sud negli ultimi decenni è illegale: un business colossale, che in molti casi è gestito in prima persona dalle ecomafie e che ha evaso tasse per miliardi. Proprio la Campania è la regione in cui il mattone illegale ha imperversato di più, letteralmente sfigurando città e campagne, coste e sponde fluviali: basta vedere le migliaia di case illegali sorte sulle pendici del Vesuvio, dove l’alto rischio vulcanico imporrebbe di non tirare su nemmeno un metro cubo, o all’isola d’Ischia dove la magistratura ha ordinato centinaia di demolizioni.
Contro tutto questo, ripetiamo, il centrosinistra si era sempre battuto, almeno nelle aule legislative (Parlamento e Consigli regionali). Vorremmo sapere se per il Pd questa regola vale tuttora, o se tra le grandi innovazioni cui tiene Matteo Renzi vi sia pure la rinuncia definitiva a quell’ingombrante, anacronistico, fastidioso principio per cui l’abuso edilizio è reato e gli immobili illegali vanno semplicemente demoliti.