Eurodeputata verde, attivista per diritti LGBTQ, aggredita con l’acido. Omofobia emergenza anche in Italia

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“La deputata verde al Parlamento europeo Ulrike Lunacek, da sempre in prima fila per affermare i diritti della comunità LGBTQ, è stata vittima di un’aggressione con acido, che solo per un caso non ha avuto conseguenze drammatiche. Questo ennesimo episodio di razzismo omofobo rende ancora più urgente mettere la lotta all’omofobia nell’agenda delle priorità dell’Europa. L’obiettivo è tanto più importante per l’Italia, uno dei Paesi con la legislazione più arretrata su questo tema. Per questo ci auguriamo che il Parlamento decida finalmente di occuparsi del problema, approvando rapidamente la legge sull’omofobia e sciogliendo anche il nodo delle unione civili tra omosessuali”.

Lo dichiarano Monica Frassoni, co-presidente del Partito Verde Europeo, e Roberto Della Seta, entrambi esponenti di Green Italia Verdi Europei.

“È inaccettabile – aggiungono –  che il veto di pochi politici della maggioranza tenga il nostro Paese in questo stato di vistosa arretratezza in una materia così decisiva: in Parlamento c’è una larga maggioranza favorevole a norme chiare, che riconoscano i diritti delle persone omosessuali, bisessuali e trans gender. È ora il momento di farla valere”.

Renzi cambia verso: su ambiente ed energia il tuo governo è peggio di Monti e Letta

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Articolo su Huffington Post – 

Matteo Renzi: per favore cambia verso! Su energia e ambiente il bilancio di questi primi mesi dell’era Renzi è desolante, un impasto indigesto di spirito conservatore e palesi conflitti d’interesse. E poiché non si tratta di questioni di dettaglio, ma di temi che in tutta Europa segnano un discrimine importante tra visioni conservatrici e politiche che guardano al futuro, serve al più presto un’inversione di tendenza o l’ansia riformatrice esibita tutti i gironi dal presidente del consiglio si dimostrerà niente di più che un effetto speciale.

Diceva Agatha Christie che un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre sono una prova. Ecco tre indizi vistosi della vocazione molto più “grey” che “green” del governo Renzi.

Primo indizio: la vicenda dell’Ilva di Taranto. In confronto alle scelte di Renzi, Monti e Letta erano due rivoluzionari. La sostituzione del vecchio commissario Enrico Bondi con Piero Gnudi, uomo di stretta fiducia del padre della ministra dello sviluppo Guidi e di Confindustria, significa una cosa sola: la vittoria dei Riva, diretti responsabili di vent’anni di veleni industriali a Taranto, e di chi pensa che un piano rigoroso di risanamento ambientale degli impianti e di bonifica del sito (il piano cui pure con ritardi e incertezze stavano lavorando Bondi e Ronchi) sia troppo costoso, e che invece di costringere i Riva a finanziarlo sia molto meglio trovare qualche nuovo socio privato riducendo gli investimenti ambientali e, con ogni probabilità, riducendo anche l’occupazione. Come si sa, anche a Taranto c’è una discussione aspra sulla possibilità o meno di “ambientalizzare” l’Ilva: certo la nomina di Gnudi dà parecchi argomenti in più a chi sostiene che rendere l’Ilva compatibile con la salute dei tarantini sia ormai impossibile. Read More…

Il Governo fa lo “sconticino” sulle bollette stritolando il settore delle rinnovabili

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“Lo ‘sconticino’ del 10% sulla bolletta elettrica annunciato dal premier Renzi e dal ministro Guidi per le piccole e medie imprese equivale a un intervento che pesa per l’1 x 1000 del totale dei ricavi, ma lo si vuole ottenere stritolando economicamente il settore delle rinnovabili, composto proprio da migliaia di PMI.
Chi ci guadagnerà con questo provvedimento sarà l’energia fossile, che continua a godere di insopportabili sostegni diretti e indiretti, mentre chi ha deciso di fare impresa puntando su innovazione ed energia pulita vede il terreno franare sotto i piedi”.

Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia Francesco Ferrante e Roberto Della Seta.

“Il ministro Guidi – continuano gli esponenti ecologisti – si è messa nella scia dei suoi predecessori al Ministero dello Sviluppo economico, che hanno sostanzialmente assunto la guida di un Ministero dell’Energia Fossile, con l’obiettivo di far credere che i nostri mari possano essere come il Mar del Nord, quando gli stessi dati in mano al Mise ci dicono che gli idrocarburi in Italia sono relativamente pochi e non attiverebbero nessun grande ciclo economico,al contrario di quanto ha fatto il settore delle rinnovabili negli ultimi anni.
E’ impensabile pensare di voler attrarre in Italia risorse dall’estero, ovvero i grandi fondi di investimento evocati ogni giorno, se si colpisce un settore con misure retroattive che tolgono ogni certezza, e che scatenerebbero valanghe di ricorsi”.“Se questo è il cambiamento di verso del Governo, si tratta solo di una marcia indietro brusca e pericolosa” – concludono Della Seta e Ferrante.

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