Sconfortante Renzi e il ‘più trivelle per tutti’

TRIVELLA“Sconfortante che il premier Renzi parli della necessità di sfruttare gli idrocarburi in Italia come carta da spendere per accreditarsi in Europa.

Evidentemente i dossier preparati dal ministro Guidi non riportano la notizia che la Germania ha intenzione di introdurre un divieto di sfruttamento dello shale gas per lo meno di qui al 2021.

Se il premier vuole andare in Europa a giocare in attacco parli di rinnovabili ed efficienza energetica e non con lo slogan ‘più trivelle per tutti’”.

Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia Roberto Della Seta e Francesco Ferrante commentando l’intervista odierna di Matteo Renzi al Corriere della Sera.

“Secondo le stime del Ministero dello Sviluppo economico- aggiungono Ferrante e Della Seta – trivellare il fragile territorio italiano alla ricerca di petrolio, comprese le fonti probabili, potrebbe portare al massimo ad estrarre circa 187 milioni di tonnellate, che agli attuali tassi di consumo esauriremmo in soli 2 anni e mezzo, con buona pace dei posti di lavoro annunciati e delle ricadute negative sul turismo delle zone interessate.

L’Italia non ha bisogno di maggiori quantità di idrocarburi da utilizzare, ma di spendere meno per la sua energia, aumentando l’efficienza e il ricorso alle fonti realmente convenienti che sono quelle rinnovabili, che il Governo Renzi però rischia di mettere in ginocchio con le misure punitive dello ‘spalmaincentivi’”.

Lo stadio della Roma e il collegamento scomparso

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Articolo di Roberto Della Seta e Edoardo Zanchini sul Corriere della Sera –

Abbiamo fatto un bel sogno. Nasceva nella capitale un nuovo stadio tutto della Roma: un impianto moderno, sicuro, energeticamente efficiente, con spazi commerciali collegati. Uno stadio come ce l’hanno i grandi club calcistici europei, interamente pagato dai privati che in cambio di questo buon affare finanziavano le necessarie opere di urbanizzazione a cominciare dalla più importante di tutte: il collegamento con la stazione ferroviaria di Muratella per consentire ai tifosi (noi tra questi), agli sportivi, ai visitatori occasionali e a quelli stabili di raggiungere con i mezzi pubblici su ferro, i più rapidi e i meno inquinanti, questa sorta di “cittadella” romanista.

Nel sogno questo era il progetto presentato dalla Roma al Sindaco e alla stampa, con la garanzia per i romani che in questo caso, come troppo raramente in passato, l’operazione immobiliare sarebbe stata a tutto vantaggio della città: niente cemento in più rispetto alle previsioni del piano regolatore, ma invece un esempio virtuoso di collaborazione reciprocamente conveniente tra interesse pubblico e legittimo business. Read More…

Nuovo decreto Ilva: i Riva ringraziano

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Articolo su Huffington Post –

La famiglia Riva, proprietaria dell’Ilva di Taranto, sentitamente ringrazia. Ringrazia il governo Renzi, e con particolare calore i ministri Guidi e Galletti, per quest’ultimo decreto, appena approvato dal Consiglio dei Ministri, che fa giustizia dell’odioso tentativo di mettere fine a decenni di inquinamento industriale impunito, diavvelenamento sistematico dell’acqua, della terra e dell’aria della città di Taranto.

Ironia a parte, queste norme varate dal governo hanno dell’incredibile. A Taranto i veleni dell’Ilva continuano ad uccidere: secondo i dati più recenti dell’Istituto Superiore di Sanità le morti tra i bambini sono del 22% più alte della media standard. Se come pare i livelli di inquinamento negli ultimi mesi si sono ridotti, ciò dipende solo dal fatto che la fabbrica lavora a basso ritmo, mentre gli interventi di messa in sicurezza ambientale e sanitaria degli impianti procedono molto lentamente. Come reagisce il governo Renzi a questa grande, drammatica, ormai cronica emergenza? Reagisce stabilendo che i quattrini necessari a finanziare il risanamento vengano dalle banche, con lo Stato in veste di garante dei prestiti, e che nemmeno un euro venga attinto dai fondi sequestrati alla proprietà dell’azienda siderurgica; e poi reagisce prevedendo che l’Ilva possa derogare al 20% delle prescrizioni contenute nell’Autorizzazione Integrata Ambientale, che fissa obiettivi e tempi di un possibile percorso di “ambientalizzazione”.

Così la famiglia Riva, mentre a Taranto siede sul banco degli imputati per associazione a delinquere finalizzata a disastro ambientale, a Roma ottiene da Renzi quello che nemmeno Monti e Letta, non proprio due premier ecologisti, le avevano concesso. E paradosso nel paradosso, questo decreto “salva-Riva” non dà alcuna risposta vera nemmeno all’altro dramma tarantino collegato all’Ilva: l’incerto destino occupazionale di migliaia di lavoratori dell’impianto. Perché senza una terapia-choc che affronti alla radice il nodo di una fabbrica che da decenni avvelena Taranto e i tarantini, anche disegnando una prospettiva lungimirante di riconversione industriale, il futuro di chi lavora all’Ilva è segnato. Read More…

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