“Perché vi indignate così tanto con Israele e così poco con i terroristi di Hamas?“. Quando provo a condividere con qualche amico israeliano il mio orrore, sia istintivo che razionale, per l’ennesima strage in corso a Gaza, la reazione è spesso la stessa: voi europei di sinistra così severi e giudicanti quando c’è da condannare i bombardamenti israeliani, diventate invece molto distratti e molto tolleranti davanti alle colpe, ai delitti di Hamas. Ma da italiani, da francesi, da inglesi, non reagireste allo stesso modo o anche peggio se qualcuno che vive a pochi chilometri da casa vostra vi sparasse addosso ogni giorno decine di razzi?
L’obiezione è quella classica del “doppiopesismo”: a Israele si perdona nulla, ai palestinesi tutto. È un’obiezione seria, e in qualche misura è un’obiezione fondata. Non bisognava aspettare i delìri dell’ultimo Vattimo contro Israele per capire che la sinistra europea, e specialmente quella sua parte tuttora influenzata dai vecchi miti del pacifismo “strabico” e del terzomondismo, continua a vedere il conflitto tra Israele e palestinesi come un esempio tipico, una metafora tardiva ma calzante dell’eterno scontro tra occidente “imperialista” e poveri del mondo. Dunque Israele è cattivo per ipotesi, e i palestinesi per ipotesi sono i “buoni”, i “giusti”: lo stesso stereotipo che per decenni ha trasfigurato l’immagine di tiranni sanguinari come Gheddafi, Assad, Saddam Hussein in quella di paladini degli oppressi. Al massimo si concede che Hamas con i suoi metodi esageri un po’: ma la lotta degli sfruttati non è mai un pranzo di gala…
Questo pregiudizio anti-israeliano – reso ancora più forte dal fiume carsico ma abbondante dell’antisemitismo di sinistra – nasce però anche da altro, da motivazioni quasi opposte. Nasce dall’idea che Israele, proprio perché “occidentale”, non possa permettersi comportamenti “para-terroristici” simili a quelli di Hamas. Ecco: sarò eurocentrico, sarò per i due pesi e le due misure, ma questa idea è anche la mia. Israele ha un governo legittimo, un governo democratico. Lo Stato di Israele bene o male è l’erede dei valori migliori della tradizione europea. Israele per questo non può agire come uno “Stato-canaglia”, non può agire come i terroristi di Hamas: no, Israele non può bombardare a tappeto una città tra le più densamente popolate del mondo; non può prendere a cannonate una spiaggia dove giocano dalla mattina alla sera centinaia di ragazzini. Questi sono crimini e per me, lo confesso, che a commetterli sia uno Stato legittimo e democratico o un gruppo terrorista fa la differenza.
Resta da rispondere all’altra obiezione che citavo all’inizio: voi europei fareste lo stesso se i vostri Paesi, le vostre città fossero il bersaglio quotidiano di razzi e missili lanciati da qualche banda di terroristi. Qui però la replica è più semplice. Se questo accade solo in Israele è perché solo Israele da cinquant’anni tiene milioni di persone prigioniere a casa loro, in Cisgiordania e a Gaza. In questo le attuali leadership israeliane sono complici perfette di Hamas: il loro rifiuto di una pace basata sui soli criteri di buonsenso oggi possibili – restituzione di gran parte dei territori occupati compresa Gerusalemme est, stop ad ogni nuovo insediamento di coloni in Cisgiordania – è una formidabile stampella per l’estremismo di Hamas. Di nuovo, da impenitente eurocentrico, dico che il dramma attuale di Israele è di non essere – il suo governo, temo la sua stessa opinione pubblica – all’altezza della sua storia, che è una storia largamente europea. E’ il dramma, bisogna ammetterlo, di assomigliare sempre di più ai suoi peggiori nemici.