Articolo di Roberto Della Seta, Monica Frassoni, Beppe Gamba sul “Manifesto” – 6 novembre 2013
Nella «guerra fredda» che si combatte da oltre un decennio sul progetto Tav Torino-Lione, l’informazione ha sempre giocato un ruolo rilevante. Così sul fronte del movimento no-Tav, specializzatosi in uno sforzo costante di «contro-informazione», e così dalla parte dei sostenitori dell’opera, che decisamente più rappresentati e influenti nelle cabine di comando dei grandi media fanno spesso ricorso agli strumenti classici della «disinformazia». È un esempio di disinformazione la pagina uscita su la Repubblica di alcuni giorni fa a firma di Paolo Griseri. L’articolo parte dalla seguente domanda retorica: perché mentre in Piemonte la ferrovia che buca la montagna è vista da molti come un disastro per l’ambiente e come un immenso spreco di denaro pubblico, in Svizzera invece il nuovo tunnel ferroviario del Gottardo – analogo per lunghezza e per costo — è stato accolto da tutti, Verdi ed ecologisti in testa, come un’opera «salvifica»? Domanda retorica perché per Griseri la risposta è scontata: la sola differenza tra le due vicende sta nel fatto che l’Italia è il Paese del Nimby, del localismo, del particolarismo, della conservazione, e invece in Svizzera ogni cittadino, gruppo, comitato sa riconoscere e far prevalere l’interesse generale e le esigenze del progresso.