Domenica in Liguria può finire l’era del dissesto-declino
Dissesto ecologico = declino socio-economico. Questa equazione, tutt’altro che approssimativa, sintetizza bene il senso e soprattutto i risultati degli ultimi decenni di governo della Liguria. Per fissare l’inizio di questa lunga stagione si può scegliere una parola: “rapallizzazione“. La inventò Indro Montanelli quasi mezzo secolo fa, ad indicare – partendo appunto dal caso simbolo della città di Rapallo sulla Riviera di Levante – un modello sconsiderato di saccheggio del territorio tutto all’insegna del cemento selvaggio.
Negli anni purtroppo la rapallizzazione ha contagiato una buona fetta d’Italia, ma certo in Liguria questo modello di sviluppo fondato sulla cementificazione intensiva del suolo e sul sistematico disprezzo per gli equilibri ambientali ha dato il peggio di sé. Territorio fragile e delicato, che per morfologia richiederebbe una gestione ambientale di assoluto rigore, la Liguria è la regione italiana dove il consumo di suolo ha galoppato più velocemente e una di quelle dove nel nome apparente dello sviluppo, in quello più realistico di un rapporto opaco tra politica e varie lobby dell’economia anti-ecologica, l’ambiente è stato più sistematicamente maltrattato.
Questa ricetta ha prodotto, lo ripetiamo, una miscela indigesta di dissesto ecologico e di declino socio-economico. Perché l’economia del mattone selvaggio non solo ha reso più insicura la vita dei liguri, costretti cominciando da Genova a fare i conti quasi ogni anno con temporali di stagione che fanno danni come terribili uragani, ma ha colpito al cuore la principale materia prima da cui dipende il futuro del turismo in Liguria: la bellezza. Ancora più in generale, in Liguria ha resistito con una speciale forza quell’idea radicatissima nelle nostre classi dirigenti per la quale ambiente e sviluppo sono termini antitetici: di “monumenti” liguri a questa idea, anch’essa rivelatasi fallimentare sia sul piano ecologico sia su quello economico, ce ne sono tuttora parecchi, basti pensare alla centrale a carbone di Vado Ligure.
Protagoniste assolute di questa lunghissima stagione di governo sono state le “larghe intese” di fatto al potere in Liguria da decenni, che a guidare la Regione fosse la destra o il centrosinistra. E non vi è dubbio che Claudio Burlando, prima sindaco di Genova poi per dieci anni “governatore”, sia la figura più rappresentativa di questa estenuante “era del grigio”: sì, Burlando è l’espressione più autorevole e tipica di una classe dirigente che mentre collaborava più o meno consapevolmente al dissesto ambientale dei territori da essa amministrati, al tempo stesso assisteva immobile alla crisi verticale della vocazione industriale della Liguria, incapace di rispondere con politiche di innovazione al deserto occupazionale che si andava diffondendo. Read More…