Politica

Sulle spiagge un condono degno di Berlusconi

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“Il condono sulle concessioni balneari inserito nella Legge di stabilità è una privatizzazione di fatto delle spiagge, bene demaniale e dunque bene di tutti: pagando un terzo delle somme già molto basse dovute per l’occupazione e per l’uso ‘privati” di milioni di metri quadrati di arenili, i ‘furbetti delle spiagge’ si saranno garantiti, per l’appunto, anni di un utilizzo privato di un bene comune”. E’ quanto afferma Roberto Della Seta di “Green Italia”, il nuovo movimento politico ecologista.

“In base all’emendamento proposto dai relatori alla Camera – continua Della Seta – viene cancellato in un colpo il principio introdotto dal Governo Prodi nel 2006, per il quale i canoni di concessione andavano maggiorati per le località a più alta valenza turistica e per le superfici stabilmente occupate da strutture come docce, cabine, piscine, servizi commerciali. In moltissimi non hanno pagato, oggi la sanatoria sottrarrebbe definitivamente allo Stato oltre un miliardo di euro: davvero una scelta scandalosa, del tutto degna della stagione dei condoni fiscali ed edilizi dei governi Berlusconi. Una scelta, bisogna aggiungere, tanto più inaccettabile visto che proprio il settore dell’industria balneare presenta un tasso altissimo di evasione fiscale, oltre il 50% secondo l’Agenzia del Demanio: in questo modo, i ‘furbetti’ se la caveranno a buon mercato e gli imprenditori balneari onesti verranno danneggiati da una concorrenza dolosamente sleale”.

Legge di Stabilità: «Porcata stadi, il governo alla Camera ci riprova»

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Alla Camera il Governo sembra deciso a riproporre la norma-porcata sugli stadi, in realtà un via libera generalizzato a costruire centri commerciali  e case fuori da ogni regola e previsione urbanistica. Insomma un’ennesima colata di cemento selvaggio che non risolve i problemi di nessuno,  ad eccezione di qualche presidente di società di calcio con ambizioni da palazzinaro.

Se l’esigenza è di rendere i nostri stadi più moderni, efficienti, accoglienti la possibilità di farlo c’è già oggi come dimostrano vari esempi, da Torino a Udine. Ma in questo caso gli stadi sono solo il pretesto per consentire a pochi speculatori di realizzare grandi e rapidi guadagni peggiorando ulteriormente la qualità delle nostre città. La norma pensata dal governo prevede infatti che insieme allo stadio e senza passare per le normali procedure urbanistiche e di tutela ambientale si possano costruire volumi illimitati di uffici, negozi e persino di case. Basterà il si del Presidente del Consiglio per cancellare d’un colpo ogni garanzia per un equilibrato sviluppo del territorio.

Contro questa scelta si sono espressi moltissimi parlamentari  anche di maggioranza, ma finora il governo pare più sensibile agli appetiti immobiliari di Lotito o di De Laurentiis che non all’interesse generale.

di Roberto Della Seta – Green Italia

Della Seta: necessario nazionalizzare l’Ilva

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Articolo di Mimmo Mazza su “La Gazzetta del Mezzogiorno” – Propone la nazionalizzazione dell’Ilva per assicurarne la bonifica e scongiurarne l’altrimenti certa chiusura; chiede al governo di farla finita con la decretazione d’urgenza per lo stabilimento siderurgico di Taranto; attacca duramente il Pd, e in particolare l’ex segretario Pierluigi Bersani e l’ex parlamentare Ludovico Vico per i loro rapporti ambigui con la famiglia Riva.

Roberto Della Seta, senatore proprio del Partito democratico sino alle elezioni del febbraio scorso e già presidente nazionale di Legambiente, chiama la Gazzetta per replicare all’intervista a Ludovico Vico pubblicata nell’edizione di lunedì.

“Vico ha parlato dell’episodio che mi riguarda direttamente, ovvero del tono e dei termini da lui utilizzati parlando al telefono con Archinà, l’uomo della famiglia Riva. Trovo sconcertante – dice Della Seta – che Vico riduca a un problema di parole dal sen sfuggite, espressioni che al telefono sostiene possano giustificarsi. Ma il punto non sono le parole offensive contro di me, il punto è che dalle e da tanti altri fatti emerge un rapporto di totale dipendenza, non solo di Vico, ma di larga parte della politica, locale e non solo, con i proprietari dell’Ilva”.

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