Politica

Italicum: il Porcellum era Disneyland (in confronto)

Palazzo Montecitorio, Roma

Articolo su Huffington Post –

Corriamo il rischio. Corriamo il rischio di passare per conservatori, per quelli che difendono il potere di ricatto dei partitini, che temono la “morte in culla” del loro – del nostro – tentativo di ridare rappresentanza autonoma con Green Italia all’ecologia nella politica italiana. Corriamo il rischio e lo diciamo lo stesso: l’Italicum fa più schifo del Porcellum. È peggio per come ci si è arrivati. Quello almeno era frutto di un atto chiaramente unilaterale, di una prepotenza di Berlusconi che nel 2005, sapendosi minoranza nel Paese ma essendo ancora maggioranza in Parlamento, impose la legge elettorale per lui meno dannosa.

Questo emana invece un sapore sgradevole e indigesto di pensiero unico. Malgrado nessuno provi a negarne i limiti, gli aspetti deteriori, però quasi tutti alla fine lo difendono: Pd e Forza Italia, alfaniani e centristi, grandi giornali e grandi osservatori.

Il Porcellum bocciato dalla Consulta era una legge pessima, che negava ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti e assegnava alla coalizione vincente il 55% dei seggi (su base nazionale alla Camera, su base regionale al Senato) qualunque fosse la sua percentuale di voti. Questo Italicum, già nella versione arrivata in aula alla Camera, non elimina quei vizi: se in una coalizione che ottiene almeno il 37% dei voti e dunque si vede attribuita la maggioranza assoluta dei seggi, un solo partito supera la soglia di sbarramento del 4,5%, a lui e soltanto a lui va tutto il “malloppo” degli eletti anche se – è un’ipotesi, ma non così irrealistica – ha ottenuto il 20% dei voti o persino meno. Quanto poi alla libertà per gli elettori di scegliere gli eletti, come si sa non cambia nulla: le liste sono più corte ma restano bloccate e a nominare i deputati continuano a essere i segretari di partito. Read More…

Contro Marino l’assalto dei poteri abusivi spodestati

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Articolo su Huffington Post –

Attorno al decreto “salva-Roma”, alla sua decadenza, agli attacchi concentrici contro il sindaco Marino da parte di avversari, presunti alleati e altri interessi vari si sta consumando una mistificazione davvero smisurata.

Cosa davvero si rimprovera all’amministrazione Marino, che governa la capitale da poco più di sei mesi?

Non certo il buco di bilancio, graziosa eredità di Alemanno che per due anni ha continuato a spendere centinaia di milioni che in base ad un decreto del governo Monti del 2011 non arrivavano più. No, Marino è sotto attacco per tutt’altro, e proprio la vicenda del decreto “salva-Roma” lo dimostra. Il provvedimento non è caduto per l’opposizione, scontata e fisiologica, di Cinquestelle e Lega, ma a causa del “fuoco amico“. E’ stato tenuto fermo per settimane in Senato perché una parte della maggioranza pretendeva, per approvarlo, che vi fosse inserito l’obbligo per il Comune di Roma di dismettere le partecipazioni nelle aziende ex-municipalizzate, a cominciare da Acea. Pretesa non proprio innocente, visto che ad avvantaggiarsi della vendita delle quote di Acea oggi in mano comunale sarebbero i soci privati, primo fra tutti quel Caltagirone (15% delle azioni) che a Roma spadroneggia un po’ dappertutto: costruzioni, Acea, giornali… Marino ha rifiutato questa ipotesi, e ha fatto benissimo per la banale ragione che Acea si occupa, oltre che di elettricità (piuttosto male con il suo attuale management privato), anche di acqua, e privatizzare la gestione delle risorse idriche vorrebbe dire rinnegare il risultato dei referendum del 2011 in base al quale la gestione dell’acqua dev’essere pubblica.  Read More…

Indegno il killeraggio mediatico contro il sindaco Marino

proprietà www.romaincamper.it

“Gli attacchi concentrici di cui il sindaco Marino è oggetto in queste ore sono l’ennesimo segno indecente di una politica che antepone i propri interessi di bottega alle preoccupazioni e ai bisogni dei cittadini”.

È quanto dichiarano Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, tra i fondatori del movimento politico Green Italia che domani a Roma (Teatro Quirinetta – a partire dalle 9.30) terrà la sua assemblea di fondazione alla quale è prevista la partecipazione del sindaco di Roma (parlerà intorno alle ore 15.00).

“Il presunto torto del sindaco Marino – continuano gli esponenti ecologisti  – è di avere reso evidenti i rischi per tre milioni di cittadini romani legati alla decadenza del decreto cosiddetto ‘Salva Roma’. Insomma la colpa di Marino sarebbe di avere fatto in questa occasione il suo mestiere di sindaco. I problemi di bilancio della capitale naturalmente non dipendono da Marino, che semplicemente si è trovato ad affrontare una situazione finanziaria largamente compromessa, sia per i tagli ai trasferimenti ai comuni, sia per la totale inadeguatezza del suo predecessore. Ma c’è dell’altro: l’attacco a Marino, cui partecipano più o meno esplicitamente anche molti esponenti della sua stessa maggioranza, nasconde in realtà l’insofferenza della “casta” romana per lo stile amministrativo del sindaco, deciso a non farsi dettare le scelte né dagli interessi e appetiti di partito, né da quelli delle lobby economiche a cominciare dai grandi costruttori”.

“Marino in pochi mesi di governo ha fatto scelte a loro modo rivoluzionarie, dalla chiusura dei Fori al traffico privato, alla cancellazione delle delibere di Alemanno che autorizzavano  fuori dalle previsioni urbanistiche un’ennesima colata di cemento nell’agro romano: questa, a noi sembra è la vera colpa che si vuole far pagare” – concludono gli esponenti di Green Italia.

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