Politica

Sulla par condicio Fico e il M5s fanno gli struzzi

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“Il Movimento 5 Stelle non nasconda la testa sotto la sabbia sulla par condicio: il punto non è se Grillo andrà o no a ‘Porta a Porta’, piuttosto il presidente Fico richiami tutte le testate e tutti i programmi inadempienti, a cominciare da ‘Ballarò’ e da ‘Piazza Pulita’, al rispetto della legalità e della democrazia”.

Lo dichiara Roberto Della Seta, candidato di Green Italia Verdi Europei.

“La lista Green Italia Verdi Europei, rappresentante in Italia del Partito Verde Europeo, il quarto attualmente all’europarlamento,  è silenziata dai maggiori talk show televisivi e ha un accesso minimo ai telegiornali. Tutto questo non solo danneggia noi, ma soprattutto vìola il diritto dei cittadini a un’informazione corretta e completa sulle prossime elezioni europee. L’atteggiamento pilatesco del presidente della Commissione di Vigilanza Rai è intollerabile, perché è di tutta evidenza che l’unico suo interesse è  quello di non disturbare il manovratore, con buona pace della par condicio e del diritto dei cittadini ad un’informazione pluralista”.

Green Italia: abbattere l’ostacolo del 4%

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Articolo di Jacopo Rosatelli su “il manifesto” – 

Ci saranno anche loro sulla scheda delle euro­pee del 25 mag­gio: dopo alterne vicende di litigi, scis­sioni e ricom­po­si­zioni, i Verdi tor­nano sulla scena poli­tica ita­liana. Lo pos­sono fare gra­zie a un’inaspettata deci­sione della Cas­sa­zione, che li ha ammessi alla con­tesa elet­to­rale mal­grado non aves­sero rac­colto le 250mila firme neces­sa­rie, come ha dovuto fare la lista L’Altra Europa con Tsi­pras. Motivo: sono col­le­gati ad un gruppo dell’Europarlamento uscente e quindi dispen­sati da quell’obbligo.

Supe­rato il primo osta­colo, ora ne hanno di fronte un altro, che — stando ai son­daggi — appare insor­mon­ta­bile: lo sbar­ra­mento al 4%. Pro­prio quello che venerdì il tri­bu­nale di Vene­zia ha spe­dito di fronte alla Con­sulta per sospetto di inco­sti­tu­zio­na­lità. Pec­cato che la Corte deci­derà a ele­zioni ormai avve­nute, a dif­fe­renza di quanto ha fatto quella tede­sca, che a feb­braio decise l’annullamento della soglia nella legge elet­to­rale delle euro­pee in Ger­ma­nia. Con­tro il rischio-caos dopo il voto, e per otte­nere una com­pe­ti­zione con regole certe, i Verdi chie­dono ai giu­dici di deci­dere subito.

La lista Green Italia-Verdi euro­pei è il frutto dell’unione della «sto­rica» Fede­ra­zione del Sole che ride (alle scorse poli­ti­che con Rivo­lu­zione civile) e della nuova for­ma­zione Green Ita­lia, ed è pre­sente in tutte le cir­co­scri­zioni del Paese: fra gli aspi­ranti euro­de­pu­tati, figure note dell’ambientalismo poli­tico ita­liano come la co-presidente degli eco­lo­gi­sti euro­pei Monica Fras­soni, il vete­rano Marco Boato, Angelo Bonelli e l’ex Legam­biente e Pd Fran­ce­sco Fer­rante. Ma anche Fabio Gra­nata, solide radici nella destra sici­liana, uno degli ex An che segui­rono Gian­franco Fini nella sfor­tu­nata impresa di Futuro e Libertà.

Ieri a Roma è giunto a dare man forte José Bové, lea­der degli eco­lo­gi­sti fran­cesi e can­di­dato pre­si­dente della Com­mis­sione Ue dei Verdi euro­pei (in cop­pia con la gio­vane tede­sca Ska Kel­ler). La sera pre­ce­dente aveva par­te­ci­pato al dibat­tito con i numeri uno delle altre forze poli­ti­che con­ti­nen­tali (salvo Ale­xis Tsi­pras), orga­niz­zato a Firenze dall’Istituto uni­ver­si­ta­rio euro­peo, alla pre­senza del pre­si­dente Napo­li­tano e del pre­mier Renzi. Fra i punti-chiave del pro­gramma ambien­ta­li­sta: un «green new deal», revi­sione del Fiscal com­pact per supe­rare l’austerità, lotta al cam­bia­mento cli­ma­tico, bando agli Ogm e soste­gno all’agricoltura bio­lo­gica, no alla Tav, e impe­gno dell’Europa per una riforma delle regole del com­mer­cio mondiale. Read More…

Dall’Expo all’Ilva: larghe intese per la malapolitica

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Articolo su Huffington Post

Un filo lungo quasi quanto l’Italia, sottile ma tutt’altro che invisibile, collega l’Ilva di Taranto ai cantieri milanesi di Expo 2015. Un filo che vede la politica, cioè l’agire pubblico, letteralmente sequestrata da interessi privati e illegali: la corruzione, l’avvelenamento impunito di una intera città.

Naturalmente tra le due vicende passano grandi differenze. Ma esse hanno in comune una caratteristica che a noi sembra il vero marchio di fabbrica dell’attuale malapolitica e anche il suo principale segno distintivo rispetto alla stagione di Tangentopoli.

Prendiamo l’inchiesta della procura milanese che ha portato ieri a numerosi arresti eccellenti, tra cui spiccano i nomi di Primo Greganti e di Gianstefano Frigerio. Greganti e Frigerio, come si sa, furono già protagonisti delle inchieste di “Mani pulite”: uno come collettore delle tangenti destinate all’allora Partito comunista, l’altro da segretario lombardo della Democrazia Cristiana (poi sarà parlamentare con Forza Italia) come concussore e corrotto in diversi filoni delle indagini (entrambi furono condannati in via definitiva).

Ma il loro ruolo in questo nuovo scandalo sembra diverso, e diverso sembra il contesto: non più un sistema generalizzato di corruzione con terminali autonomi in ognuno dei principali partiti, piuttosto un’unica “cupola” di faccendieri, intermediari, manager pubblici infedeli che prende soldi per sé e magari per la politica.
Ciò che colpisce, di questo attuale scenario, è per l’appunto l’unicità e la trasversalità della “cupola”. In Tangentopoli la corruzione accomunava quasi tutti i partiti ma non ne cancellava le “tipicità” politiche, sociali, culturali. Read More…

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