Questione morale: nelle parole di Berlinguer una profezia sul Pd
“I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela (…).Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un ‘boss’ e dei ‘sotto-boss’. (…) Tutte le ‘operazioni’ che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti”.
Tre anni prima di morire, Enrico Berlinguer descriveva così, in un’intervista divenuta celebre a Eugenio Scalfari, quella che per lui rappresentava un’urgente, drammatica “questione morale“.
Berlinguer parlava dei partiti – Dc e Psi soprattutto – che governavano l’Italia da decenni, per contrapporre a questa politica degenerata la “pulizia” del Pci (che pure, bisogna dire, da tempo non era immune dagli stessi vizi). Ma quella sua denuncia, che anticipò di parecchi anni l’esplosione di Tangentopoli, fa oggi l’effetto di una dolente profezia sul Pd, che anche della storia dei comunisti italiani ha raccolto l’eredità.
Sì, oggi la definizione di “macchina di potere e di clientela” si adatta bene anche al Partito democratico. La geografia di questo “potere” e di questa “clientela” ricalca quasi al millimetro, lo scriviamo con dispiacere perché nel Pd abbiamo militato e abbiamo creduto, la geografia dell’Italia.
La Sicilia dove nell’ultima campagna elettorale il candidato Fiandaca, autorevolissimo esperto in lotta alla criminalità organizzata, non si è fatto problemi a partecipare a iniziative fianco a fianco con quel Crisafulli noto alle cronache per le sue “interlocuzioni” con acclarati boss mafiosi.
La Puglia dove il Pd è finito coinvolto mani e piedi nelle indagini su corruzione e clientelismo nella sanità regionale, e dove a Taranto l’ex-deputato Ludovico Vico, che al telefono con lo staff dei Riva prometteva di far “buttare sangue” ai pochi che nel suo partito si opponevano al massacro di salute e ambiente compiuto dai padroni dell’Ilva, ricopre attualmente l’incarico di responsabile per le politiche del lavoro nel partito regionale.
Il Lazio dove il gruppo regionale della scorsa legislatura venne più che lambito dallo“scandalo Fiorito” e dove però “per magia” alcuni di quegli stessi consiglieri per questo non ricandidati in regione oggi si ritrovano parlamentari e protagonisti della vita, invero non tanto onorevole, del Pd romano. Read More…