Politica

Questione morale: nelle parole di Berlinguer una profezia sul Pd

30 anni dopo Berlinguer o l'amore per la politica bella

Articolo su Huffington Post

“I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela (…).Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un ‘boss’ e dei ‘sotto-boss’. (…) Tutte le ‘operazioni’ che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti”.

Tre anni prima di morire, Enrico Berlinguer descriveva cosìin un’intervista divenuta celebre a Eugenio Scalfari, quella che per lui rappresentava un’urgente, drammatica “questione morale“.

Berlinguer parlava dei partiti – Dc e Psi soprattutto – che governavano l’Italia da decenni, per contrapporre a questa politica degenerata la “pulizia” del Pci (che pure, bisogna dire, da tempo non era immune dagli stessi vizi). Ma quella sua denuncia, che anticipò di parecchi anni l’esplosione di Tangentopoli, fa oggi l’effetto di una dolente profezia sul Pd, che anche della storia dei comunisti italiani ha raccolto l’eredità.

Sì, oggi la definizione di “macchina di potere e di clientela” si adatta bene anche al Partito democratico. La geografia di questo “potere” e di questa “clientela” ricalca quasi al millimetro, lo scriviamo con dispiacere perché nel Pd abbiamo militato e abbiamo creduto, la geografia dell’Italia.

La Sicilia dove nell’ultima campagna elettorale il candidato Fiandaca, autorevolissimo esperto in lotta alla criminalità organizzata, non si è fatto problemi a partecipare a iniziative fianco a fianco con quel Crisafulli noto alle cronache per le sue “interlocuzioni” con acclarati boss mafiosi.

La Puglia dove il Pd è finito coinvolto mani e piedi nelle indagini su corruzione e clientelismo nella sanità regionale, e dove a Taranto l’ex-deputato Ludovico Vico, che al telefono con lo staff dei Riva prometteva di far “buttare sangue” ai pochi che nel suo partito si opponevano al massacro di salute e ambiente compiuto dai padroni dell’Ilva, ricopre attualmente l’incarico di responsabile per le politiche del lavoro nel partito regionale.

Il Lazio dove il gruppo regionale della scorsa legislatura venne più che lambito dallo“scandalo Fiorito” e dove però “per magia” alcuni di quegli stessi consiglieri per questo non ricandidati in regione oggi si ritrovano parlamentari e protagonisti della vita, invero non tanto onorevole, del Pd romano. Read More…

C’è vita fuori da questo sconfinato Pd?

folla

Articolo su Huffington Post

Il plebiscito elettorale per il Pd è senza dubbio un fatto storico: partito più votato in Europa (un milione di voti più dei popolari della Merkel), partito italiano che ha ottenuto la percentuale più alta in tutte le elezioni degli ultimi cinquant’anni.

Che questo clamoroso trionfo si legga di più o di meno come un dato irripetibile, gonfiato dai molti voti centristi e anche di destra confluiti sui Democratici per la “grande paura” di un successo di Grillo, comunque restano un fatto certo e una domanda difficile. Il fatto è che i 3 milioni di voti guadagnati dal Pd dalle elezioni politiche di un anno fa (guadagnati nonostante un calo significativo dei votanti, da oltre 35 milioni a meno di 28) dipendono in larghissima misura dall’avvento di Matteo Renzi alla guida del Partito democratico e poi del governo.

Renzi in pochi mesi ha risposto in modo brillante, convincente, inequivocabile alla domanda di rinnovamento e ringiovanimento del ceto politico che viene non solo dagli elettori tradizionali del Pd, ma anche da molti italiani ai quali la parola “sinistra” non dice niente e da altri per i quali è più o meno una parolaccia.

La radicalità del cambio di classe dirigente realizzato da Renzi nel suo partito è clamorosa: immortalata nella foto di gruppo dei dirigenti Pd che festeggiavano la vittoria nella sede del partito – a eccezione di qualche “intruso” tipo Fassina o Stumpo, solo sei mesi fa nessuno di loro era in “prima fila” -, fissata nei nomi degli eletti democratici più votati al Paramento europeo.

L’investitura renziana di cinque giovani donne scelte come capilista nelle cinque circoscrizioni elettorali ha avuto effetti dirompenti: candidate a molti sconosciute come Alessia Mosca, Alessandra Moretti, Simona Bonafé, Pina Picierno hanno ottenuto valanghe di preferenze personali lasciandosi dietro vecchie volpi della politica da Cofferati a Zanonato, da Cozzolino a Bettini.

Questa rivoluzione ha offerto di Matteo Renzi un’immagine indelebile di “uomo del futuro”, forse ancora più popolare e accattivante degli 80 euro al mese in più in busta paga per milioni di italiani. Read More…

Il 25 maggio io #votoGreen

VERDIGREENITALIA

Care amiche e cari amici,

sono uno dei 66 candidati (34 donne e 32 uomini) della lista “Green Italia Verdi Europei” (www.verdieuropei.it) che partecipa alle elezioni europee del 25 maggio prossimo. Sono candidato in due delle cinque circoscrizioni in cui è divisa l’Italia: Italia centrale (Lazio, Toscana, Marche, Umbria) e Italia meridionale (Campania, Puglia, Calabria, Abruzzo, Basilicata, Molise).

La nostra lista segna il ritorno sulla scheda elettorale, dopo lunghi anni di assenza, di un simbolo ecologista: il simbolo che abbiamo scelto è il girasole, lo stesso del “Partito Verde Europeo” cui siamo collegati e che rappresenta nel Parlamento che stiamo per rinnovare il quarto gruppo per numero di deputati.

Come molte e molti di voi sanno, il mio impegno ecologista dura da tempo. L’ho “speso” a lungo in Legambiente, di cui sono stato presidente e che resta la mia prima “casa politica”, e l’ho speso per cinque anni da parlamentare del Pd: un’esperienza nella quale ho cercato di affermare le ragioni dell’ambiente nelle scelte politiche e parlamentari del Partito democratico (questo il link a un breve resoconto dell’attività svolta nei miei cinque anni da senatore: www.robertodellaseta.it/chi-sono/ ) e dalla quale però ho ricavato la convinzione che senza la presenza autonoma e visibile di una forza politica ecologista sarà impossibile scardinare l’attuale indifferenza di tutti i grandi partiti, Pd compreso, verso i temi ambientali.

Invece per chi come me e come tanti altri considera l’ecologia una delle parole più importanti per il futuro – per un futuro di benessere e di giustizia – è indispensabile che questa parola, le ragioni che le danno senso, entrino finalmente anche nella politica italiana: ripulendola dalle sue tante zone d’ombra, e aprendola alla consapevolezza che tutelare l’ambiente, gli equilibri ecologici, il paesaggio, il patrimonio storico è certo un valore in sé ma è anche la via più sicura per fermare il declino sociale, economico, ambientale dell’Italia, per salvarne “la grande bellezza”.

Questa lista e queste elezioni sono la prima pietra per costruire anche in Italia, come esiste in buona parte d’Europa, una forza ecologista autonoma e incisiva, che metta l’ambiente nel cervello e nel cuore della politica.

Non c’è tempo da perdere. L’Italia ha visto crescere in questi anni due grandi crisi parallele: la crisi economica che ha seminato disoccupazione e povertà; la crisi ecologica in cui si sommano problemi spiccatamente italiani – Ilva di Taranto, Terra dei Fuochi, emergenze rifiuti, dissesto idrogeologico, abusivismo edilizio – e mali comuni a tutto il pianeta, dal clima che cambia alla biodiversità che diminuisce.

L’ecologia, il pensiero verde sono “attrezzi” indispensabili per uscire da questo doppio tunnel, ma vanno usati al più presto. Se ci voterete in tanti, l’impresa sarà più rapida!

Un saluto a tutte e a tutti

SantinoWeb_della

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