Politica

Renzi cambia verso: su ambiente ed energia il tuo governo è peggio di Monti e Letta

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Articolo su Huffington Post – 

Matteo Renzi: per favore cambia verso! Su energia e ambiente il bilancio di questi primi mesi dell’era Renzi è desolante, un impasto indigesto di spirito conservatore e palesi conflitti d’interesse. E poiché non si tratta di questioni di dettaglio, ma di temi che in tutta Europa segnano un discrimine importante tra visioni conservatrici e politiche che guardano al futuro, serve al più presto un’inversione di tendenza o l’ansia riformatrice esibita tutti i gironi dal presidente del consiglio si dimostrerà niente di più che un effetto speciale.

Diceva Agatha Christie che un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre sono una prova. Ecco tre indizi vistosi della vocazione molto più “grey” che “green” del governo Renzi.

Primo indizio: la vicenda dell’Ilva di Taranto. In confronto alle scelte di Renzi, Monti e Letta erano due rivoluzionari. La sostituzione del vecchio commissario Enrico Bondi con Piero Gnudi, uomo di stretta fiducia del padre della ministra dello sviluppo Guidi e di Confindustria, significa una cosa sola: la vittoria dei Riva, diretti responsabili di vent’anni di veleni industriali a Taranto, e di chi pensa che un piano rigoroso di risanamento ambientale degli impianti e di bonifica del sito (il piano cui pure con ritardi e incertezze stavano lavorando Bondi e Ronchi) sia troppo costoso, e che invece di costringere i Riva a finanziarlo sia molto meglio trovare qualche nuovo socio privato riducendo gli investimenti ambientali e, con ogni probabilità, riducendo anche l’occupazione. Come si sa, anche a Taranto c’è una discussione aspra sulla possibilità o meno di “ambientalizzare” l’Ilva: certo la nomina di Gnudi dà parecchi argomenti in più a chi sostiene che rendere l’Ilva compatibile con la salute dei tarantini sia ormai impossibile. Read More…

Il Governo fa lo “sconticino” sulle bollette stritolando il settore delle rinnovabili

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“Lo ‘sconticino’ del 10% sulla bolletta elettrica annunciato dal premier Renzi e dal ministro Guidi per le piccole e medie imprese equivale a un intervento che pesa per l’1 x 1000 del totale dei ricavi, ma lo si vuole ottenere stritolando economicamente il settore delle rinnovabili, composto proprio da migliaia di PMI.
Chi ci guadagnerà con questo provvedimento sarà l’energia fossile, che continua a godere di insopportabili sostegni diretti e indiretti, mentre chi ha deciso di fare impresa puntando su innovazione ed energia pulita vede il terreno franare sotto i piedi”.

Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia Francesco Ferrante e Roberto Della Seta.

“Il ministro Guidi – continuano gli esponenti ecologisti – si è messa nella scia dei suoi predecessori al Ministero dello Sviluppo economico, che hanno sostanzialmente assunto la guida di un Ministero dell’Energia Fossile, con l’obiettivo di far credere che i nostri mari possano essere come il Mar del Nord, quando gli stessi dati in mano al Mise ci dicono che gli idrocarburi in Italia sono relativamente pochi e non attiverebbero nessun grande ciclo economico,al contrario di quanto ha fatto il settore delle rinnovabili negli ultimi anni.
E’ impensabile pensare di voler attrarre in Italia risorse dall’estero, ovvero i grandi fondi di investimento evocati ogni giorno, se si colpisce un settore con misure retroattive che tolgono ogni certezza, e che scatenerebbero valanghe di ricorsi”.“Se questo è il cambiamento di verso del Governo, si tratta solo di una marcia indietro brusca e pericolosa” – concludono Della Seta e Ferrante.

Qatar, no ai Mondiali della vergogna

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Articolo su l’ Unità –

Stanno per cominciare i Mondiali di calcio in Brasile, ma altri Mondiali, mondiali della vergogna, sono già cominciati da mesi in Qatar. Nei giorni scorsi il Sunday Times ha messo nero su bianco l’ipotesi che sulla scelta del Qatar come Paese ospitante dei Mondiali di calcio del 2022 siano volate mazzette da centinaia di milioni. Immediato il coro di riprovazione di opinionisti sportivi e anche di qualche dirigente del calcio, con tanto di richiesta alla Fifa di togliere la rassegna al Qatar e di spostarla in Paesi più rassicuranti e affidabili, tipo Inghilterra o Australia o Stati Uniti. In questi giorni tutti lanciano allarmi e gridano allo scandalo per i “mondiali della corruzione”, però che i Mondiali di calcio in Qatar fossero un affare sporco era noto da mesi: almeno da quando – circa un anno fa – il Guardian pubblicò un dettagliato reportage raccontando le condizioni di autentica schiavitù nelle quali lavorano migliaia di operai, soprattutto immigrati pakistani, indiani e bengalesi, impiegati nei cantieri già all’opera per preparare il Paese alla prima grande kermesse calcistica in terra araba. Sarà perché di mezzo non c’è Israele, calamita di ogni genere d’indignazione a sfondo pacifista o umanitario, ma in questo caso la denuncia del Guardian, seguita da dossier ancora più particolareggiati di “Amnesty International” e dell’”Organizzazione mondiale del lavoro” sulle condizioni in cui vivono e lavorano i lavoratori immigrati nell’emirato arabo, almeno in Occidente ha lasciato poche tracce. Eppure lo scenario descritto in queste denunce è da brividi: in Quatar centinaia di migliaia  di immigrati dormono ammassati in piccoli dormitori senza climatizzatore, circondati da rifiuti e da fosse biologiche scoperte, e in diversi senza acqua potabile. Si sdraiano a terra per cercare refrigerio dal caldo, dove la temperatura, in Qatar, la notte raggiunge anche i 40 gradi. Secondo il Guardian, solo tra giugno e luglio 2013 sono morti nei cantieri del “boom” immobiliare collegato ai Mondiali del 2022 44 lavoratori, colpiti da crisi cardiache o vittime di incidenti sul lavoro. Ciò è avvenuto nell’area in cui si sta costruendo dal nulla un’intera città chiamata Lusail, destinata ad ospitare lo stadio della finale e dove andranno ad abitare oltre 200 mila persone.

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