Politica

Lo stadio della Roma e il collegamento scomparso

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Articolo di Roberto Della Seta e Edoardo Zanchini sul Corriere della Sera –

Abbiamo fatto un bel sogno. Nasceva nella capitale un nuovo stadio tutto della Roma: un impianto moderno, sicuro, energeticamente efficiente, con spazi commerciali collegati. Uno stadio come ce l’hanno i grandi club calcistici europei, interamente pagato dai privati che in cambio di questo buon affare finanziavano le necessarie opere di urbanizzazione a cominciare dalla più importante di tutte: il collegamento con la stazione ferroviaria di Muratella per consentire ai tifosi (noi tra questi), agli sportivi, ai visitatori occasionali e a quelli stabili di raggiungere con i mezzi pubblici su ferro, i più rapidi e i meno inquinanti, questa sorta di “cittadella” romanista.

Nel sogno questo era il progetto presentato dalla Roma al Sindaco e alla stampa, con la garanzia per i romani che in questo caso, come troppo raramente in passato, l’operazione immobiliare sarebbe stata a tutto vantaggio della città: niente cemento in più rispetto alle previsioni del piano regolatore, ma invece un esempio virtuoso di collaborazione reciprocamente conveniente tra interesse pubblico e legittimo business. Read More…

Nuovo decreto Ilva: i Riva ringraziano

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Articolo su Huffington Post –

La famiglia Riva, proprietaria dell’Ilva di Taranto, sentitamente ringrazia. Ringrazia il governo Renzi, e con particolare calore i ministri Guidi e Galletti, per quest’ultimo decreto, appena approvato dal Consiglio dei Ministri, che fa giustizia dell’odioso tentativo di mettere fine a decenni di inquinamento industriale impunito, diavvelenamento sistematico dell’acqua, della terra e dell’aria della città di Taranto.

Ironia a parte, queste norme varate dal governo hanno dell’incredibile. A Taranto i veleni dell’Ilva continuano ad uccidere: secondo i dati più recenti dell’Istituto Superiore di Sanità le morti tra i bambini sono del 22% più alte della media standard. Se come pare i livelli di inquinamento negli ultimi mesi si sono ridotti, ciò dipende solo dal fatto che la fabbrica lavora a basso ritmo, mentre gli interventi di messa in sicurezza ambientale e sanitaria degli impianti procedono molto lentamente. Come reagisce il governo Renzi a questa grande, drammatica, ormai cronica emergenza? Reagisce stabilendo che i quattrini necessari a finanziare il risanamento vengano dalle banche, con lo Stato in veste di garante dei prestiti, e che nemmeno un euro venga attinto dai fondi sequestrati alla proprietà dell’azienda siderurgica; e poi reagisce prevedendo che l’Ilva possa derogare al 20% delle prescrizioni contenute nell’Autorizzazione Integrata Ambientale, che fissa obiettivi e tempi di un possibile percorso di “ambientalizzazione”.

Così la famiglia Riva, mentre a Taranto siede sul banco degli imputati per associazione a delinquere finalizzata a disastro ambientale, a Roma ottiene da Renzi quello che nemmeno Monti e Letta, non proprio due premier ecologisti, le avevano concesso. E paradosso nel paradosso, questo decreto “salva-Riva” non dà alcuna risposta vera nemmeno all’altro dramma tarantino collegato all’Ilva: l’incerto destino occupazionale di migliaia di lavoratori dell’impianto. Perché senza una terapia-choc che affronti alla radice il nodo di una fabbrica che da decenni avvelena Taranto e i tarantini, anche disegnando una prospettiva lungimirante di riconversione industriale, il futuro di chi lavora all’Ilva è segnato. Read More…

Sull’Ilva dal governo Renzi un decreto su misura dei Riva

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“I Riva e Federacciai dettano e i ministri Guidi e Galletti diligentemente eseguono. Il decreto varato dal governo sull’Ilva certifica che non verrà usato nemmeno un euro dei fondi sequestrati alla  proprietà dell’azienda siderurgica, che per i prossimi due anni l’acciaieria potrà derogare alle prescrizioni ambientali e si è messo il sub commissario alle tematiche ambientali nella condizione di non disturbare il manovratore. Il combinato disposto di tutto ciò è uno schiaffo alla città di Taranto e alle sofferenze dei suoi cittadini”.

Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.

“Il decreto – aggiungono  – prevede che entro il 30 luglio 2015 sia attuato solo l’80% delle misure ambientali in scadenza a quella data, e dunque in quel rimanente 20% si annida la scappatoia che permetterà all’Ilva di continuare a inquinare, derogando alle prescrizioni più importanti e impattanti. Il governo Renzi si schiera dalla parte dei grandi inquinatori, e ieri, oltre alle indecenti decisioni sull’Ilva , il Consiglio dei Ministri, in  riferimento ai combustibili marittimi usati nelle acque territoriali e nelle zone di protezione ecologica, ha stabilito un limite massimo di tenore di zolfo pari al 3,5%, ben più alto di quello previsto ad esempio nel Mar del Nord e di quello che aveva chiesto la Commissione Ambiente della Camera”.

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