Posts by: Roberto Della Seta

Orfini e De Vincenti, gli anelli mancanti dell’evoluzione dem

Articolo sul Fatto Quotidiano –

Spesso si sente dire a sinistra: com’è stata possibile in così breve tempo una così radicale “mutazione genetica” del Pd, finito – quasi senza colpo ferire – sotto il controllo esclusivo di Matteo Renzi? La risposta non può essere soltanto nel leggendario istinto trasformista delle élite politiche italiane, che pure ha contato parecchio (con casi persino comici: come Migliore, trasformatosi in sei mesi da capogruppo di Sel alla Camera in ultrà renziano relatore dell”Italicum”). In realtà, a guardarla bene la discontinuità tra la vecchia sinistra di derivazione Pci, simboleggiata meglio di tutti da D’Alema, e il “Pdr”, il “Partito di Renzi” , è assai meno profonda di quanto appaia a prima vista. Per capirlo basta fermarsi su un paio di figure “cerniera” di questo processo, quasi degli “anelli mancanti” nella catena di passaggi e trasformazioni che hanno condotto dal dalemismo al renzismo. Il primo “anello mancante” è Matteo Orfini, da circa un anno presidente del Pd. Read More…

La Corte di Strasburgo riconosce l’evidente verità: alla Diaz nel 2001 si torturò

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“La notte del 21 luglio del 2001, quando decine di persone inermi nella scuola Diaz furono vittime di torture da parte delle forze di polizia, costituisce uno dei punti più bassi della storia della nostra Repubblica. Nel 2001 eravamo a Genova con Legambiente, e toccammo con mano un clima e un criterio di gestione dell’ordine pubblico del tutto estraneo allo stato di diritto, e simile piuttosto ad una dittatura da stato sudamericano”.

Lo dichiarano gli esponenti di Green Italia Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.

“La sentenza della Corte di Strasburgo – continuano Della Seta e Ferrante –  mette nero su bianco ciò che una distorta concezione della ragion di stato ha sempre inteso negare, ovvero che a Genova ci fu un organico disegno repressivo e di tortura, e una catena di comando funzionale a esso. E’ triste che si sia dovuto attendere la sentenza dell’Europa  per vedere riconosciuta questa evidente verità. A questo punto la politica italiana per riconquistare in merito dignità e credibilità deve approvare senza più ritardi la legge che introduce il reato di tortura nel nostro ordinamento”.

25 aprile: se l’Anpi si fa complice dei deliri anti-ebraici

Articolo su Huffington Post – 

Furono circa 1000 gli ebrei italiani nella Resistenza: un numero molto alto, sia in rapporto alle dimensioni delle nostre comunità ebraiche sia per il rischio speciale che essi correvano in caso di cattura da parte dei nazifascisti. Molti hanno nomi noti: Eugenio Curiel, Vittorio Foa, Primo Levi, Enzo ed Emilio Sereni, Elio Toaff, Umberto Terracini, Leo Valiani. La loro scelta non fu un caso isolato in Europa: basti pensare alla Brigata Ebraica al comando del generale ebreo canadese Benjamin che operò anche in Italia, composta di 5 mila volontari ebrei provenienti da ogni parte del mondo e inquadrata nell’esercito britannico.

Per questo, oltre che naturalmente per il significato simbolico della festa del 25 aprile – ricordare e celebrare la liberazione dell’Italia da nazisti e fascisti, cioè da coloro eseguirono (i primi) e attivamente sostennero (i secondi) lo sterminio pianificato di 6 milioni di ebrei -, sarebbe una ferita grave l’assenza della stella di Davide dalle manifestazioni per il 70° anniversario della Liberazione.

Oggi questa assenza è probabile. Qualche giorno fa alla Casa della Memoria a Roma era in programma, promossa dall’Anpi, una riunione per preparare la manifestazione del 70° nella capitale. Come ha raccontato Eugenio Iafrate, vicepresidente dell’Aned – l’Assocazione degli ex-deportati -, a quel tavolo si sono presentate alcune associazioni filo-palestinesi sostenendo con toni minacciosi che i simboli ebraici e in particolare le bandiere della Brigata Ebraica devono restare fuori dalle celebrazioni del 25 aprile. L’Anpi sul punto non ha preso una posizione chiara, da qui la scelta dell’Aned di non partecipare, seguita a ruota da dichiarazioni ancora più polemiche del presidente della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici: “E’ Shabbat – ha detto Pacifici – e non saremo presenti, ma non ci saremo anche perché le organizzazioni pro-Palestina pretendono che non ci sia quel giorno il simbolo della brigata ebraica che liberò l’Italia con alleati e partigiani. I palestinesi, che durante la guerra erano alleati dei nazisti, sulla rete scrivono che se ci saremo ci picchieranno”. Read More…

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