Posts by: Roberto Della Seta

Legge di Stabilità: «Porcata stadi, il governo alla Camera ci riprova»

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Alla Camera il Governo sembra deciso a riproporre la norma-porcata sugli stadi, in realtà un via libera generalizzato a costruire centri commerciali  e case fuori da ogni regola e previsione urbanistica. Insomma un’ennesima colata di cemento selvaggio che non risolve i problemi di nessuno,  ad eccezione di qualche presidente di società di calcio con ambizioni da palazzinaro.

Se l’esigenza è di rendere i nostri stadi più moderni, efficienti, accoglienti la possibilità di farlo c’è già oggi come dimostrano vari esempi, da Torino a Udine. Ma in questo caso gli stadi sono solo il pretesto per consentire a pochi speculatori di realizzare grandi e rapidi guadagni peggiorando ulteriormente la qualità delle nostre città. La norma pensata dal governo prevede infatti che insieme allo stadio e senza passare per le normali procedure urbanistiche e di tutela ambientale si possano costruire volumi illimitati di uffici, negozi e persino di case. Basterà il si del Presidente del Consiglio per cancellare d’un colpo ogni garanzia per un equilibrato sviluppo del territorio.

Contro questa scelta si sono espressi moltissimi parlamentari  anche di maggioranza, ma finora il governo pare più sensibile agli appetiti immobiliari di Lotito o di De Laurentiis che non all’interesse generale.

di Roberto Della Seta – Green Italia

Della Seta: necessario nazionalizzare l’Ilva

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Articolo di Mimmo Mazza su “La Gazzetta del Mezzogiorno” – Propone la nazionalizzazione dell’Ilva per assicurarne la bonifica e scongiurarne l’altrimenti certa chiusura; chiede al governo di farla finita con la decretazione d’urgenza per lo stabilimento siderurgico di Taranto; attacca duramente il Pd, e in particolare l’ex segretario Pierluigi Bersani e l’ex parlamentare Ludovico Vico per i loro rapporti ambigui con la famiglia Riva.

Roberto Della Seta, senatore proprio del Partito democratico sino alle elezioni del febbraio scorso e già presidente nazionale di Legambiente, chiama la Gazzetta per replicare all’intervista a Ludovico Vico pubblicata nell’edizione di lunedì.

“Vico ha parlato dell’episodio che mi riguarda direttamente, ovvero del tono e dei termini da lui utilizzati parlando al telefono con Archinà, l’uomo della famiglia Riva. Trovo sconcertante – dice Della Seta – che Vico riduca a un problema di parole dal sen sfuggite, espressioni che al telefono sostiene possano giustificarsi. Ma il punto non sono le parole offensive contro di me, il punto è che dalle e da tanti altri fatti emerge un rapporto di totale dipendenza, non solo di Vico, ma di larga parte della politica, locale e non solo, con i proprietari dell’Ilva”.

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Bipolarismo, un fallimento durato vent’anni

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Articolo su Europa quotidiano.it

5 dicembre 1993, vent’anni fa. Nel ballottaggio della prima elezione diretta del sindaco di Roma, Francesco Rutelli batte Gianfranco Fini 53 a 47 per cento. Fu quello, più ancora della nascita di Forza Italia, il vero atto di fondazione del bipolarismo italiano: sinistra contro destra in un confronto politico ed elettorale incerto e aspro, senza possibilità di pareggi o di “inciuci”; confronto che per settimane appassionò e divise l’opinione pubblica ben al di là della vicenda amministrativa romana.

Peraltro, tra le elezioni romane del ’93 e l’avvento del berlusconismo corse un filo solidissimo: l’esordio formale di Forza Italia è del gennaio 1994, ma la “discesa in campo” di Berlusconi cominciò due mesi prima quando l’allora presidente Fininvest, durante l’inaugurazione di un ipermercato a Casalecchio di Reno, dichiarò che i “moderati” nelle elezioni romane non avrebbero potuto scegliere che Fini.

Il voto romano cadde nel pieno del terremoto di Tangentopoli, che stava mettendo fine a storie politiche centenarie, e anche per questo ebbe come protagonisti due inediti outsider: Fini, segretario di un partito – il Movimento sociale italiano – di matrice neo-fascista che per quarant’anni era stato considerato quasi da tutti come un “paria” politico; e Rutelli, leader dei Verdi con un recente passato di Radicale: un “extraterrestre” rispetto alla storia della sinistra italiana.

Una prima osservazione obbligata, vent’anni dopo quel 5 dicembre, riguarda proprio l’itinerario personale dei due sfidanti di allora. Fini, che archiviata non senza strappi coraggiosi l’eredità neo-fascista e poi divincolatosi dall’alleanza con Berlusconi ha tentato senza successo di dare vita in Italia a una “destra repubblicana” di stampo europeo, libera dall’attuale ipoteca populista e plebiscitaria. Rutelli, che dopo aver “cofondato” il Partito democratico, l’ha abbandonato (ed è uscito anche lui di scena) accusando la sua “creatura” di una deriva da “vetero-sinistra” che ne tradiva del tutto l’ambizione originaria. Read More…

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